In 2004, the guys who organize the "Campionati Italiani di Giochi Matematici" asked me to write a short description of myself, to be published on their site. Since I have nothing better to put in this section, I am including it here. It is mainly focused on maths and mathematical games, so don't expect it to be an all-around description.
"Quando non c'è nulla in palio, Poloni è imbattibile", aveva detto una volta di me Massimo Gobbino (uno dei più grandi personaggi del problem-solving italiano) ironizzando sul fatto che i miei risultati migliori non sono mai arrivati nelle gare più "consistenti". Forse è per questa legge, perché non c'era (quasi) nulla in palio, che sono riuscito a portare a casa da questa trasferta a Parigi una copia dell'Encyclopaedia Universalis su cd-rom (in francese...) e un amichevole "tuffo" in una fontana della Défense. Ma partiamo dall'inizio, visto che mi hanno chiesto di essere dettagliato...
Sono nato l'1-1-1983 (yep! Primo gennaio: eh sì, non c'era nulla in palio...) a Treviglio (BG); ho vissuto e studiato nella bassa bergamasca fino al liceo (lo scientifico Galilei, a Caravaggio (BG)). Già dalle scuole medie e dai primi anni delle superiori ho avuto l'opportunità di partecipare a "concorsi di matematica" (detesto quest'espressione) locali (Mathesis, giochi di Archimede & Febbraio, fase provinciale dei giochi Bocconi/FFJM...), ma con risultati rilevanti solo a livello zonale e provinciale. Il mio vero cursus honorum nel problem solving comincia però in terza, nel 2000, quando riesco a qualificarmi per le finali nazionali delle Olimpiadi di Matematica, a Cesenatico. Arrivo, con mia grande sorpresa, 17°, qualificandomi per lo stage pre-IMO di Cortona. Tra i premi il libro "Che cos'è la Matematica" di Courant e Robbins, graditissimo, che ho letto e riletto più volte.
Nei cinque giorni di quel mio primo stage sono stato immerso in un ambiente ineguagliabile. Ho conosciuto molti personaggi sorprendenti e carismatici, unici, sia tra gli insegnanti (primo tra tutti Massimo Gobbino, che ho già citato) che tra gli studenti (qui dovrei veramente fare parecchi nomi, per brevità cito solo il vulcanico Valentino Tosatti e Giulio Genovese, già vincitore L2 a Parigi), e per la prima volta ho incontrato il mondo del problem-solving e della matematica "vera". O meglio, mi ci sono scontrato: otto/nove ore di problemi al giorno, da risolvere e commentare insieme con i "tutor" e gli altri ragazzi, perlopiù su tecniche e argomenti di cui non sapevo nulla o quasi. Tuttavia, nonostante le difficoltà, sono rimasto subito folgorato da quel mondo, con un fenomeno del tipo ochette di Lorenz.
Grazie al grande interesse nato in questo stage, mi sono impegnato più seriamente in questi "giochetti" negli anni successivi, allenandomi durante l'anno con libri e comunicando via internet con gli altri appassionati. Di conseguenza, risultati più importanti sono arrivati in quarta e in quinta: un terzo e un secondo posto a Cesenatico (primo in entrambi i casi Emanuele Spadaro, è sempre stato un gradino più in alto... chapeau), due non ufficiali e inutili "primi posti" nei seguenti stage pre-IMO (che hanno suggerito a MG la battuta riportata qui in cima) e le partecipazioni a due "International Math Olympiads" (nel 2001 e 2002), altra bellissima esperienza.
Poi l'università: deciso a proseguire con la matematica, ho provato il test di ammissione alla Scuola Normale di Pisa, seguendo le orme di molti altri amici e "colleghi" del problem-solving. Test superato: anche lì, in un certo senso, non c'era nulla in palio... Ora quindi risiedo a Pisa: ho la fortuna di poter studiare e vivere nella stimolante compagnia delle persone che avevo conosciuto negli stage delle OliMat e di molte altre come loro. Sono anche potuto rimanere nel "giro" delle Olimpiadi: da qui infatti posso "dare una mano" ad organizzare le gare e gli stage.
A questo punto entrano in scena più seriamente anche i Campionati di Giochi Matematici: al primo anno di università, 2003, arrivo quarto alla finale di Milano (tradito, forse, anche dalla fretta di consegnare: non ho mai saputo gestirmi per bene con i tempi...); al secondo anno, quest'anno, conquisto il primo posto, complice una buona dose di fortuna e l'assenza di alcuni tra i concorrenti più temibili. Quindi, quest'estate, il viaggio a Parigi: una nuova esperienza che mi ha permesso, per breve tempo, di conoscere più da vicino lo staff della Bocconi e diversi "nomi noti" del problem-solving e delle competizioni di matematica, già affermati (Rob, Damiano, Giorgio Dendi, Luca Barbieri...) o che esploderanno nei prossimi anni (qui non faccio nomi per non "gufare", ma auguro a tutti loro grandi successi). E poi di nuovo l'atmosfera delle gare, il confrontare i risultati all'uscita, conoscere giovani "matematici" di altri paesi...
Sinceramente non mi aspettavo questa vittoria ex-aequo, conquistata poi anche "sprecando" qualcosina (ahimé, scrivere 3700 volte alla lavagna: "segnerò sul foglio risposte tutti i problemi che ho risolto"...). Spero soprattutto che serva un minimo alla matematica e al problem-solving. Perché spero che si possa far capire a molti ragazzi e ragazze (tutti?) (ma anche --ahimé, serve-- ai loro genitori e professori) che la matematica non è cosa da "secchioni" o da "alieni", non è la materia arida e ripetitiva che si studia alle superiori ma soprattutto fonte di problemi e risultati veramente belli. E che c'è tanta gente che risolve problemi per passione e per divertimento, per il gusto di "scoprire cosa c'è sotto" o di trovare una dimostrazione più breve ed elegante di quella ufficiale.
Tutto sommato alcune delle "materie" più ricorrenti nei Giochi della Bocconi/FFJM sono quelle che mi vanno più a genio: tanta combinatoria, algebra, un po' di "falsa geometria". Non mi piacciono però i problemi da risolvere senza una vera /proof/, con quantità allucinanti di conti, tentativi e speranze ben riposte ("spero che non ci siano soluzioni con meno mosse..."): amo le dimostrazioni brevi ed eleganti, magari sorprendenti: in combinatoria, per esempio, vado pazzo per gli invarianti. Insomma, le dimostrazioni "belle". Spesso si paragona la matematica alla poesia o alla musica: in molti teoremi c'è una bellezza intrinseca che vorrei tutti riuscissero ad apprezzare (/facendo/ un po' di matematica, non solo leggendola o sentendola "divulgare").
E al di fuori della matematica... mi piacciono i libri di Asimov, le partitelle a basket con gli amici (ahimé: sono troppo scarso -- e basso -- per giocare in una vera squadra), usare ed imparare GNU/Linux. Perché è un campo dove è impossibile finire di imparare. Un po' come la matematica, del resto.
[un problema con una soluzione bellissima, vediamo se riuscite a trovarla: su una comune scacchiera 8x8 sono disposte 12 pedine come nella disposizione iniziale della dama, cioè nelle caselle nere delle prime tre righe. Unica mossa consentita è quella di "mangiare" (come nella dama) una propria pedina, togliendola dal gioco. Dimostrare che non esiste una sequenza di mosse che porti una pedina fino all'ultima riga.]