Recensioni dei film che ho visto al cinema nel 2018
Vincenzo Ambriola
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L'ora più buia
(20 gennaio 2018)
Winston Churchill riceve l'incarico di primo ministro, per affrontare l'emergenza bellica. Il suo primo problema
è salvare le truppe inglesi bloccate a Dunquerque. Lo farà chiedendo alla nazione di combattere fino alla morte e
rifutando di trattare con Hitler. Ottimo film.
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Fabrizio De André - Principe libero
(23 gennaio 2018)
La vita di Fabrizio De André. Film lungo e noioso.
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Chiamami col tuo nome
(27 gennaio 2018)
Una vicenda omosessuale. Pessimo film.
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The Post
(10 febbraio 2018)
Estate 1971, 7.000 pagine coperte dal segreto di stato sono rese pubbliche. Gli americani scoprono che quattro presidenti
hanno mentito, mandando a morire migliaia di giovani, per mantenere alto l'onore della nazione. La stampa ha accesso a
queste pagine e le pubblica, ma il governo denuncia i giornali che hanno osato sfidarlo. La Corte Suprema dichiara che
la libertà di stampa prevale sui segreti di stato. Una storia vera, che si ripete in continuazione in tutto il mondo,
in tutte le forme di governo, democratiche o dittatoriali. Il potere deve avere la possibilità di nascondere le vere
ragioni delle sue decisioni e l'effetto delle sue azioni. Spielberg racconta questa storia con energia, aiutato da un
cast eccezionale, che non lo tradisce e lo segue nella sua drammatica esposizione dei fatti. Ma il film stenta a decollare,
incollato ai personaggi, alle loro vicende personali, a piccoli e insignificanti episodi (la bimba che vende limonata).
Cerca di affrontare il tema della guerra in Vietnam, della debolezza delle donne alla guida di un'azienda, un giornale
in questo caso. Ma inciampa, perde il ritmo, non morde. Un film morbido, insomma.
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Il filo nascosto
(24 febbraio 2018)
Londra, anni 50. Siamo in una famosa maison di alta moda, dove Reynolds Woodcock detta legge e veste regine, principesse e
ricche borghesi. Lo fa con classe, gusto e a regola d'arte. La stessa regola d'arte che applica alla sua vita, meticolosamente
ritagliata e ricamata sulle sue passioni, i suoi vizi e i suoi desideri. Ma per svolgere il suo lavoro, anche Reynolds ha
bisogno di una persona che lo segua, indossi le sue creazioni, gli faccia silenziosamente compagnia a colazione, quando inizia
la sua giornata di lavoro, ispirato e creativo. Una persona che però ha anch'essa una sua regola d'arte nella vita, avere un uomo
tutto per sé, con cui condividere gioie e passioni. E allora le due regole si scontrano, si confrontano, si trovano. Un film elegante,
lineare ma mai banale, costruito sul tema del dominio e della sua accettazione, ma anche dell'amore e del fuoco che scatena.
Gli altri dettagli, su cui si basa questo scontro di regole, sono tutti da scoprire, guardandolo e godendolo.
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Quello che non so di lei
(2 marzo 2018)
Prologo. Una scrittrice francese di grande successo dedica e firma il suo nuovo libro ai lettori che l'hanno appena acquistato
e che la ringraziano per ciò che ha scritto. Epilogo. La stessa scrittrice dedica e firma un altro nuovo libro che ha avuto
ancora più successo del primo. Nel mezzo la storia di una scrittrice francese famosa che incontra Elle, una sua lettrice che
entra senza scrupoli nella sua vita. Ma questa storia è realtà o è a sua volta ciò che la famosa scrittrice francese crede di
aver vissuto? Una storia nella storia? Grande maestro di realtà e finzione, Polanski si diverte a confondere, a spostare il piano
narrativo all'interno della stessa narrazione. Lo fa mantenendo con maestria una coerenza stilistica basata sulle riprese,
sulle immagini negli specchi, sugli sguardi ambigui ma pungenti, spesso esiziali. Un film che ricorda altri film, di Polanski
ma anche di Hitchcok, in cui la musica ritmicamente ossessiva, mai melodica, a volte maniacale, scandisce il ritmo di una pazzia,
di una fuga dalla realtà. Ma, in fondo, di cosa stiamo parlando? Ma di una famosa scrittrice francese e del suo successo.
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Oltre la notte
(31 marzo 2018)
Oltre la notte c'è l'alba. Strano titolo per una vicenda in cui compare da protagonista il partito filonazista greco Alba dorata.
La storia è semplice: un attentato, un padre e un figlio muoiono, la moglie vuole giustizia. Ma per le imperscrutabili ragioni
che spesso salvano gli imputati, in nome di un'equità basata sul dubbio, la giustizia non arriva. Film duro, con profondi addentellati
nella cronaca tedesca di anni ancora recenti, con una spasmodica attenzione al personale punto di vista di chi perde i suoi cari
e vive momenti difficili, in famiglia e nella società. Colpisce la totale assenza di un'analisi dei colpevoli, della loro vita e
delle ragioni che li hanno spinti a un atto così brutale e vigliacco. Sarebbe stato utile capirli o, almeno, conoscerli. Ma invece
sono solo il male, che si sa che esiste ma che non si può toccare, perché toccandolo se ne è contagiati, parlandone si rischia di
farne apologia. E allora non resta che pensare che oltre la notte, appunto, c'è l'alba, un'alba dorata.
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Loro 1
(27 aprile 2018)
Mezzo film, mezzi pensieri, molto negativi, molto tristi. Una figura politica che ha cambiato l'Italia, presentata nella sua infantile e
inutile solitudine. Inaccessibile a tanti e vittima di pochi, anzi, poche persone. Sorrentino è riuscito a parlare di Lui, mostrando
ombre al posto di personaggi, squallide figure che a fatica respirano e danno segni di vita cerebrale. Sorrentino non è riuscito a
raccontarlo, nella sua vera foga, nel suo delirio di potere, di disordine morale. Non è però Sorrentino il colpevole, il responsabile
di questa piatta pellicola. E' Lui, sempre Lui, solamente Lui.
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Loro 2
(17 maggio 2018)
Il seguito, anche questo noioso, del film precedente.
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End of Justice
(3 giugno 2018)
Roman è un avvocato che lavora in seconda fila, preparando gli atti di cause legali a difesa di clienti spesso incapaci di pagare la parcella.
Improvvisamente si trova in prima fila, esposto alla rude e spietata legge dei tribunali americani, dei compromessi, della ricerca forsennata
del denaro. Come un dinosauro estinto in un mondo che non c'è più, Norman vaga stupito e fuori dal tempo fino a quando compie un errore, forse
l'unico della sua vita. Ritratto preciso della realtà americana, è un film che colpisce per il ricordo di ideali che hanno infiammato
intere generazioni di giovani ribelli, che hanno sradicato profonde ingiustizie ma che oggi appaiono vecchi, stantii. Forse è il linguaggio
movimentista di Roman, la sua caparbietà, che lo rende alieno, quasi incomprensibile. Una splendida interpretazione di Denzel Washington che,
invece, colpisce il bersaglio con grande maestria.
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Mission: Impossible - Fallout
(31 agosto 2018)
Ci risiamo, i cattivoni vogliono distruggere il pianeta e Ethan Hunt deve combatterli, affrontando imprese impossibili. Ci riuscirà?
Ovviamente la domanda è retorica e la salvezza arriverà all'ultimo secondo (mai una volta che manchi un minuto intero). Niente da dire
su questo ennesimo episodio della saga, con inseguimenti, tradimenti, maschere, trappole elettroniche e informatiche. Forse sarebbe
stato meglio seguire una trama più semplice, per evitare le puntuali spiegazioni a beneficio degli spettatori distratti o poco
predisposti al tema del doppio e triplo gioco, migliorare i dialoghi e le espressioni facciali dei protagonisti, per evitare
l'effetto cartone animato. Ma per chi, come me, non si perderebbe mai il prossimo episodio, resta sempre un film da vedere appena possibile.
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Un affare di famiglia
(22 settembre 2018)
Una metropoli giapponese, forse Tokyo, ma non importa tanto non sapremmo riconoscerne una da un'altra. Una piccola casa giapponese,
molto diversa dalle nostre, ambienti piccoli, niente tavoli o letti, tutto è precario, mobile, trasformabile. Una famiglia giapponese,
anche questa diversa dalle nostre. Prima di tutto c'è una donna anziana, la nonna, che tutti rispettano e omaggiano, rara attitudine oramai.
Poi una coppia di sposi, strani, non si sfiorano e sembrano fratello e sorella. Un'altra giovane donna, la nipote, che venera la nonna
e che scopriamo lavorare in un peep shop, uno di quei posti dove vai a guardare donne o uomini che si spogliano e si toccano,
senza essere visti. Non so se ci siano da noi, ma ne dubito, oramai queste cose si guardano su internet, pure gratis.
Infine un ragazzino sveglio, ma che non va a scuola. Strano, da noi se un ragazzino non va a scuola arrivano subito la polizia,
l'esercito e i vigili del fuoco. Dimenticavo, il ragazzino e l'uomo adulto rubano nei supermercati. Strano anche questo, non
li pizzicano mai. Non provate a imitarli, da noi ti beccano subito e si va dritti in gattabuia. E poi il colpo di scena,
la bimba piccola abbandonata, piena di bruciature, spaventata perché i suoi la picchiano. Queste le premesse. Il resto è una
gradevole carrellata su come vivono i giapponesi poveri, un po' come i nostri, su come sbarcano il lunario. Colpisce il fatto
che mangino sempre, per lo più cibo che a noi non piacerebbe. Ma si sa, mangiare giapponese non è come mangiare italiano.
A un certo punto il colpo di scena, che non sarà rivelato qua. Come tutti i colpi di scena, lo spettatore resta tramortito
dalle novità e si chiede: ma se fosse un film giallo, avremmo avuto degli indizi, qualche elemento che ci avrebbe fatto
immaginare la realtà. No, apprendiamo tutto e dobbiamo ripassare il film per riorganizzare la storia. Un po' faticoso
ma ne vale la pena. Alla fine la domanda cruciale: è un bel film? Sì, anche se scorre lentamente prende tutta la tua attenzione
perché devi capire cosa sta succedendo e cosa succederebbe da noi. C'è un messaggio? Sì, la famiglia cos'è, quella in cui nasci
o quella in cui ti ritrovi? Per molti di noi la risposta è ovvia, ma per altri non è proprio così e non è male pensarci un po' sù.
Recitato bene? Abbastanza, direi. Forse il doppiaggio ha appiattito la parte verbale, privandoci di quelle sfumature
e di quei giochi di parole, in giapponese, intraducibili. Dicono che abbia avuto successo di critica e che abbia vinto un premio.
Può darsi. Sappiamo bene che ciò che piace a certe persone non è detto che piaccia a tutti quelli che vanno al cinema.
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L'uomo che uccise Don Chisciotte
(29 settembre 2018)
I sogni non hanno una trama, così come la pazzia umana. Un film senza trama è quindi un sogno o una pazzia, un ossimoro imprevedibile.
Terry Gilliam certamente sognava quando ha ideato il suo Don Quijote, cavaliere senza macchia che combatte le ingiustizie, errando
senza sosta con al suo fianco il fido sparviero, oops, scudiero Sancho Panza. Abbiamo visto film sul cinema, uno schema autoreferenziale
molto amato e praticato. Ma qui il cortocircuito scatta e si ritorna nel film perdendo di vista la finzione. Meravigliose le riprese
di una Spagna arida, misteriosa, dura e mistica. Meravigliose le scene oniriche, senza trama, appunto, piene di folli citazioni felliniane.
Un capolavoro che spicca per la sua unicità, sfuggendo ad ogni tentativo di classificazione. Una pazzia, insomma.
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Euforia
(17 novembre 2018)
Due fratelli diversi, due storie diverse, la malattia di uno di loro che li fa incontrare. La Golino rivede il tema della morte imminente
innestandolo nel rapporto, spesso difficile, tra fratelli in età adulta. Lo fa con garbo, raccontando le loro vite da molti punti di vista
sentimentali e temporali, senza mai superare il limite del patetico, del morboso, della commiserazione. Purtroppo, la sua narrazione esalta
il successo economico di uno dei due fratelli, insistendo sui dettagli di una vita lussuosa, sfrenata e a tratti pericolosa.
Questa polarizzazione, utile drammaturgicamente, indebolisce il messaggio del film e l'analisi lucida del tema della morte.
Bella la musica, sempre ben intonata al discorso narrativo; belle le immagini e ottima la recitazione dei nostri attori e delle
nostre attrici italiane, oramai a livelli qualitativi internazionali.