Recensioni cinematografiche del 2007
A cura di Vincenzo Ambriola
- The
Prestige (3 gennaio 2007)
Come spiega Michael Caine, nel ruolo dell'ingegnere di scena, dopo la
presentazione e lo straordinario, lo spettatore rimane sconcertato dal
prestigio. In questo ottimo film, ben ambientato e interpretato, il
prestigio si svela alla fine, colpendoci di sorpresa e lasciandoci
senza parole.
- Casino Royale (10
gennaio 2007)
Plausibile ricostruzione della vita, dei drammi e dei pericoli a cui va
incontro un agente segreto, se davvero ne esistono. Notevoli le scene
di azione, per la fluidità dei movimenti e la precisione
delle
riprese. Ottima la recitazione di Craig, solitario in mezzo a tante
spalle (escludendo Giancarlo Giannini e Judy Dench, ovviamente). Un
Bond d'annata, tutto sommato.
- Il
grande capo (24 gennaio 2007)
Un'ottima occasione per disintossicarsi dalla sbornia di film americani
e italiani. In questa commedia delle parti, Lars von Trier mantiene
l'approccio "dogmatico" che a molti appare inaccettabile
(mancanza
di musica, montaggio secco, riprese in automatico senza cameraman) ma
riesce a coinvolgere lo spettatore presentando lo spaccato di una
realtà aziendale in cui riconoscersi. Si intuisce,
poi,
che alcune battute e situazioni devono essere veramente esilaranti per
gli islandesi e i danesi, un po' meno per gli altri.
- Blood
diamond (27 gennaio 2007)
Africa, diamanti, guerra, morte. Quattro ingredienti di una ricetta che
abbiamo già visto applicata su altri temi (l'anno scorso la
sperimentazione farmaceutica era il tema di The constant gardener,)
ma che non finisce di colpirci. Questa volta è la grande
bravura
di Leonardo di Caprio a rendere il film piacevole e credibile.
Bellissima l'ambientazione e la fotografia.
- Lettere
da Ivo Jima (21 febbraio 2007)
Dopo tanti sequel e prequel, è interessante vedere
un
parallel fatto bene, da un grande regista qual è Clint
Eastwood.
Una fotografia sobria e perfetta, una colonna musicale che ricorda
alcune atmosfere dei film di Sergio Leone, una trama lineare ricca di
spunti di meditazione, per un film che non vuole parlare solo di guerra
ma anche di onore e coraggio, dal punto di vista di chi sa che
dovrà perdere e morire.
- L'ultimo re di Scozia
(28 febbraio 2007)
Il pretesto è raccontare l'ascesa e la caduta di Idi Amin,
il
vero tema è l'adorazione del potere e l'attrazione che ha
sulle
persone, al punto di renderle cieche e insensibili al dolore e alla
morte degli oppressi. Un film molto bello che rende onore all'Oscar
assegnato a Forest Whitaker.
- Intrigo
a Berlino (7 marzo 2007)
La maggior parte degli amanti del cinema non
apprezzerà
questo tentativo di imitare vecchi stili di recitazione e di ripresa.
La maggior parte del pubblico lo troverà complesso,
indigesto e
noioso. A me, invece, è piaciuto perché diverso
dai
soliti noir, perché per tutta la durata del film ho cercato
inutilmente di capirne la trama, perché il bianco e nero
quando
è ben fatto è veramente bello.
- Holliwoodland (28 marzo
2007)
Come talvolta accade al ristorante, tutti gli ingredienti sono di buona
qualità ma la cottura e la presentazione sono scadenti.
Inoltre,
ciò che manca è una precisa identità:
non è
un thriller (poca tensione), non è un poliziesco (trama
debole e
prevedibile), non è un film d'amore (scarso approfondimento
psicologico dei personaggi). Insomma, un film che si può
tranquillamente evitare di vedere.
- 300 (4 aprile 2007)
La guerra come metafora della sfida, la morte come simbolo del
successo, il sangue come veicolo di gloria. Un film duro, tagliente,
costruito sui canoni tipici del confronto tra il bene e il male,
arricchito da una grafica precisa e concisa e da una coreografia
stupenda. Mettiamo da parte la storia e godiamoci la storia.
- The
good shepherd (2 maggio 2007)
Un film artificioso, costruito sull'idea mal realizzata di raccontare i
primi passi della CIA. Matt Damon ci prova a convincere con un'unica
espressione che, in realtà, nasconde il vuoto pneumatico del
personaggio interpretato. Poco credibile la trama e la ricostruzione
storica dei fatti. Invadente ed eccessiva la componente personale ed
affettiva.
- L'uomo
dell'anno (12 maggio 2007)
La bacchetta magica ha trasformato un rospo in un principe, con la
complicità del popolo che approva il miracolo. Una storia
che
mostra la teledipendenza delle società moderne e il generale
disinteresse per la politica. Bravo Robin Williams, nella parte del
rospo, ma ancora più bravo Christopher Walken. Fate caso
alla
colonna sonora: un grande cantante italiano in un film americano non
accade spesso.
- Breach - L'infiltrato
(19 maggio 2007)
Il tema del doppio è sempre affascinante e ricco di
sorprese. In
questo film, ben fatto e molto godibile, il lato buono è
strettamente collegato alla religione e alla famiglia, in forte
contrasto con quello cattivo, dedito al tradimento. Ottima la
recitazione, a volte di impostazione teatrale, ma sempre fresca ed
efficace. Niente effetti speciali o squadre alfa.
- Zodiac (23 maggio 2007)
La cattura di un serial killer prevede scene truculente e poliziotti
dotati di super poteri, in grado di risolvere il caso in poco tempo. La
realtà, raccontata molto bene in questo film, è invece
una sequenza dilatata nel tempo di piccoli fatti, persone normali,
coincidenze sfuggite a tutti e spesso sfortuna. Unica critica
l'eccessiva durata.
- Grindhouse - A prova di morte (6 giugno 2007)
Tarantino si è divertito a girare un film nello stile dei
B-movie, a infarcirlo di citazioni e orpelli vari. Buon per lui,
perché il risultato è un film noioso, con una trama
prevedibile, su un tema insulso. Per fortuna la scena dell'inseguimento
non è stata girata contromano. Se ne sono viste di migliori,
recentemente.
- Ocean's Thirtheen (13 giugno 2007)
Non è facile inventare plot sempre più complessi, senza
ripetersi e senza cadere nel ridicolo. Soderbergh se la cava alla
grande costruendo una storia basata sul montaggio, la rapidità
d'azione, la gigioneria degli attori, la benevolenza del pubblico. Il
risultato è gradevole, a patto di non entrare nel merito
degli iperbolici e improbabili trucchi tecnologici preparati
dai tredici eroi.
- Michael Clayton (11 ottobre 2007)
Niente violenza, tribunali, poliziotti e simili in questo film dalla
trama classica. Un George Clooney in gran forma riesce a dar vita a un
personaggio complesso, nella sua vita familiare, lavorativa e nei suoi
vizi e nei suoi errori. Molto bella la struttura narrativa, con un play
back strutturale e tanti piccoli sfasamenti temporali.
- Quel treno per Yuma (24 ottobre)
Improbabile come western, almeno secondo i più recenti
standard comunemente accettati, questo film deve essere catalogato
nella categoria allegorica. Il male, impersonato da Ben Wade
(ottimamente interpretato da Russel Crowe), si vanta della sua forza e
della sua attrattività, distribuendo addirittura saggezza e
conoscenza. Il bene cerca di contrastarlo, debole e impreparato. Il
risultato è molto gradevole, se non si fa troppo caso alla
sceneggiatura, però. - Die Hard - Vivere o morire (31 ottobre 2007)
Eliminando
il ciarpame pseudo-informatico, inverosimile anche a chi non ne capisce
niente, resta una banale storia di scappa, spara e picchia. Deludente
la recitazione di Bruce Willis, evidentemente sazio della fama che ha e
incurante dei brutti film in cui ogni tanto si fa coinvolgere.
Curiose e originali le scene di combattimento corpo a corpo, accelerate
anziché rallentate, in pratica un Matrix al contrario. - Il caso Thomas Crawford (7 novembre 2007)
Bel
film, all'altezza di Hopkins sia per l'ottima recitazione che per
la trama avvincente. Si potrebbe solo obiettare che l'intera storia si
basa su un delicato incrocio di eventi, a volte possibili ma spesso
improbabili. Ma è proprio questo correre sul filo del rasoio,
simile alla corsa delle sfere di vetro sui binari delle macchine
dell'ingegnere Crawford, l'elemento notevole del film. Non siamo ancora
ai livelli di Hitchcock (a cui bastava una finestra sul cortile o uno
stormo di uccelli per creare un thriller) ma senz'altro sulla strada
giusta. - The Bourne ultimatum - Il ritorno dello sciacallo (14 novembre 2007)
La regola del tre ha colpito ancora: nel terzo episodio della saga di Jason
Bourne apprendiamo tutto sul suo passato e perdiamo il senso di mistero
del primo episodio. Oltre a questo, la trama del film si appoggia
spesso su situazioni assurde (le auto sbattono ma l'air bag non scoppia
mai, per esempio) e su un montaggio così veloce da sembrare
sciatto. Esce indenne da questo sfacelo solo Matt Damon, bravissimo,
mobilissimo, molto concentrato nella sua parte. - The Kingdom (2 dicembre 2007)
Tutta
trama e niente arrosto, in un film che privilegia l'azione al
tratteggio dei protagonisti. Mescolando spunti tipici delle famose
serie televisive NCIS e JAG, Peter Berg presenta una caccia
all'attentatore in una nazione strategicamente alleata
agli Stati Uniti ma culturamente lontana e a tratti nemica. Nonostante
sia tecnicamente preciso e accurato, il risultato assomiglia a una
minestra fredda e insipida. - Nella valle di Elah (5 dicembre 2007)
Tanti
anni fa il mondo protestava contro la guerra in Vietnam. Dopo tanti
berretti verdi, anche il cinema riconobbe l'orrore della guerra e il
tema del reduce diventò un classico (l'ineguagliabile
Forrest Gump) che ricompare ancora in tanti film. In questo splendido
film, asciutto, rigoroso, ben interpretato da Tommy Lee Jones, il filo
conduttore è la perdita della compassione, sia in guerra
(naturalmente) che al ritorno a casa (tragicamente). Un primo passo
verso la condanna della guerra in Iraq da parte di chi l'ha voluta.