Recensioni
cinematografiche del 2005
A cura di Vincenzo Ambriola
- The
aviator (6 febbraio 2005)
Un film autoreferenziale, in
cui Hollywood si presenta con tutti i suoi lustrini e i riti mediatici,
illuminati dai flash dei fotografi. Su questo canovaccio Scorsese
dipinge a tutto tondo la figura di Hughes, un uomo straordinario,
innamorato e stregato dalle donne e dagli aerei, afflitto da una
ricchezza cronica che lo spinge a sostenere sfide al limite della
bancarotta.
- La foresta dei pugnali volanti (17 febbraio 2005)
Un triangolo d'amore che si disvela lentamente durante le azioni di
guerra tra i cavalieri dell'impero e i seguaci della nuova alleanza. Un
triangolo isoscele, in cui legami antichi si trasformano e altri si
creano, sempre secondo un codice cavalleresco che vede l'amore e la
fedeltà come valori primari. Lacrime, pugnali, foglie sono
gli elementi che animano il film, secondo una ben assestata e
sperimentata tradizione orientale. Ma soprattutto è la
natura che recita la parte maestosa: foreste, montagne, campi fioriti
sono lo sfondo naturale di una storia che solo la maestria cinese sa
raccontare con tanta delicatezza e precisione.
- Il
mercante di Venezia (21 febbraio 2005)
Il clima di violenza, minacce, inganni di una Venezia potente, libera
ma al tempo stessa incatenata ai suoi codici sono tutti elementi
proposti e narrati con grande efficacia. La trasposizione dell'opera
teatrale del grande Bardo lascia poco spazio a Michael Radford, che
riesce però a giocare molto bene le sue carte sul piano
della rappresentazione e dell'ambientazione, senza mai scadere
nell'ovvio (Venezia da sola riempirebbe il film di immagini) o
nell'immaginario. Bella la parte di Porzia (interpretata da Lynn
Collins) che tiene testa a Shylock (un ottimo Al Pacino), piegandolo
con i suoi cavilli legali.
- Million dollar baby
(24 febbraio 2005)
Un'allegoria della vita e della morte, dell'amore e dell'odio, della
gloria e della sconfitta. Su queste antinomie, che riprendono temi da
tragedia greca, Clint Eastwood tratteggia due personaggi che seguono
parabole diverse: la giovane boxer alla ricerca del suo destino, da
costruire pugno su pugno, l'anziano allenatore che vuole sfuggire al
suo passato, ricco di gloria ma anche di rimorsi. Il loro incontro,
voluto e temuto, si trasforma continuamente fino ad arrivare a qualcosa
che sembra amore ma è molto di più. A tutto
questo, Eastwood aggiunge un mirabile esercizio di stile, mostrando
senza orpelli e luoghi comuni il mondo della boxe femminile, i suoi
riti e le sue miserie.
- The assassination (10
marzo 2005)
La lunga strada senza ritorno di un moralista immorale, che vede le
ingiustizie e la crudeltà della società americana
senza rendersi conto di quanto, anche lui, sia ingiusto e crudele verso
coloro che lo circondano. Un film duro che mescola aspetti privati
della vita di un venditore e immagini di un'America guerrafondaia e
bugiarda, quadretti familiari e drammi della solitudine. Da notare la
splendida recitazione di Sean Penn, capace di tradurre in gesti ed
espressioni il dramma di un uomo confuso, tradito dalla vita.
- Hostage
(20 marzo 2005)
Prendendo spunto dal tema della liberazione degli ostaggi Bruce Willis
gigioneggia nel ruolo di Jeff Talley, un super poliziotto che alla fine
salva tutti. Un classico film di azione, denso di colpi di
scena ma privo di personaggi, se si esclude Tulley e uno dei rapiti, un
bambino sveglio e svelto. Fa piacere vedere di nuovo Bruce Willis
interpretare un ruolo in cui si sente veramente a suo agio.
- Il
volo della fenice (5 maggio 2005)
Avendo a disposizione una trama ben congegnata, John Moore ha lavorato
sui personaggi, le riprese e la musica, costruendo un film equilibrato
e tecnicamente corretto. Ci sarebbe da ridire su alcuni dialoghi dal
tono eccessivamente enfatico e sulla recitazione che, forse a causa del
doppiaggio, spesso appare fredda e distaccata, in contrasto con la
situazione di alta tensione in cui si trovano i protagonisti. Tutto
sommato, un esercizio di stile che poteva ambire a qualcosa di
più.
- Le
Crociate (9 maggio 2005)
Tecnicamente perfetto nell'ambientazione e nella ricostruzione delle
battaglie e della vita ai tempi delle crociate. Magistrale l'uso delle
scene in realtà virtuale, praticamente indistinguibili da
quelle girate dal vivo. Recitazione e sceneggiatura all'altezza della
migliore scuola holliwodiana. Eppure, uscendo dal cinema si ha
l'impressione di qualcosa di già visto, qualcosa che ricorda
i vecchi film del Far West, dove l'eroe si arrabbia e uccide tutti i
cattivi, sposandosi la bella del paese. Anche in questo,
però, Ridley Scott dimostra di avere una gran classe e tanto
talento.
- Guerre Stellari:
Episodio III - La vendetta dei Sith (20 maggio 2005)
Un episodio essenziale per la comprensione della saga, girato da un
George Lucas un po' svogliato che, per mantenere la coerenza con gli
altri episodi, rinuncia a qualsiasi innovazione. Anche gli effetti
speciali, usati praticamente in tutte le scene del film, appaiono
scontati e ovvi. Il montaggio, con rapide sequenze, taglia le gambe
alla storia, costringendo lo spettatore a cambi di contesto improvvisi
e incomprensibili. Molte scene, poi, sono assolutamente inutili
(astronavi che arrivano e che partono, riprese dall'alto di improbabili
città piene di cupole e pinnacoli). La recitazione non
raggiunge i livelli degli altri episodi: i robot hanno perso il senso
dell'umorismo, i Jedi sembrano samurai presi dai recenti film
giapponesi, il buono diventa cattivo per futili motivi. Un film
senz'altro da vedere, ma solo perché inserito nella sequenza
della saga, senza la quale avrebbe un valore molto limitato.
- Sin
City (3 giugno 2005)
Vedere questo film è come mangiare cioccolato puro: un
sapore forte, amaro che ti colpisce duro ma che dopo un po' apprezzi e
godi, per le infinite sfumature e l'inaspettata dolcezza. In una
città violenta, dove non si può separare il bene
dal male, eroi senza scrupoli inseguono obiettivi impossibili, per
morire senza rimpianti. Un film unico, ineguagliabile, il primo e
l'ultimo di un genere che nasce e muore contemporaneamente, un
capolavoro tutto sommato inutile.
- Quo
vadis baby? (19 giugno 2005)
Un film basato sulla rottura della simmetria: scene lente, meditative,
seguite da rapidi flashback e azioni repentine, personaggi duri,
solitari, impegnati in amori e passioni travolgenti. Da un'altra
prospettiva, immagini di vita quotidiana, scandita dallo squillare dei
cellulari, da tante sigarette accese inutilmente, da scarpe che si
consumano in passi affrettati. E poi la musica, sempre a tempo con la
storia che si srotola, accompagnando i protagonisti nella ricerca e
nell'oblio del passato. Per gli amanti del cinema un'occasione ghiotta
per ritrovare piccoli segni, spesso ben nascosti, di film che hanno
fatto la storia del cinema.
- Batman
begins (25 giugno 2005)
Un mosaico costruito prendendo ispirazione da tante fonti: guerrieri
Ninja, automobili alla 007, squadre d'azione SWAT, fantascienza nera e
piovosa, super eroi vari. Il risultato è molto gradevole e
si allontana dallo schema classico del fumetto banalmente traslato in
celluloide, per assomigliare a un film con una sua anima e un suo
messaggio: la guerra al male non è vendetta ma collera ben
controllata e ben dosata. Molto bella la parte del maggiordomo, con un
Michael Caine asciutto e in gran forma.
- La guerra dei mondi
(7 luglio 2005)
In una giornata come tante, un uomo qualsiasi si trova in mezzo a
un'invasione di alieni. Come una metafora del destino che
può, con la sua forza sovrumana, sopraffare l'umana
esistenza il film scorre lentamente mostrando i dettagli di una
continua ricerca della sopravvivenza. Di fronte a un'impresa
così ardua, interpretare un classico della fantascienza,
Spielberg mette in campo le armi del cinema moderno (effetti speciali,
riprese notturne, grafica tridimensionale) ottenendo risultati
spettacolari che, però, non riescono a entusiasmare. Le
disavventure del protagonista, interpretato fiaccamente da Tom Cruise,
i gridolini di paura della bambina, e ben poco altro non aggiungono
nulla alla fantastica storia di H.G. Wells. Alla fine non ci resta che
rimpiangere i duelli di Alien e le avventure di ET.
- The
island (5 settembre 2005)
Riprendendo il tema della clonazione, già affrontato nel
Sesto giorno di Roger Spottiswoode, Michael Bay costruisce un film
d'azione pieno di inseguimenti, sparatorie, colpi di scena. Anche se in
alcune parti è prevedibile, e quindi noioso, il film
colpisce per la cura dei dettagli sia dell'ambiente simulato (il mondo
scampato alla contaminazione), sia in quello reale (la clinica con
tutti i suoi macchinari) che spesso riprendono atmosfere di Matrix e di
Metropolis.
- Nella
mente del serial killer (9 settembre 2005)
Quando un thriller supera la soglia naturale di tensione lo spettatore
inizia a guardarlo con distacco senza esserne più coinvolto.
In questo film, la soglia scatta dopo il terzo omicidio,
incomprensibile ed efferato, e da allora in poi tutto assume il sapore
di una farsa. Solo alla fine, quando il regista si degna di dare
qualche indizio vero, l'attenzione si accende e si possono godere
alcune scene di azione. Mediocre la recitazione e la colonna sonora.
Anche se per la maggior parte del tempo girato in interno,
l'ambientazione è invece molto accurata.
- Seven swords (15 settembre 2005)
Sette spade impugnate da sette guerrieri invincibili sconfiggono un
esercito di orchi che sembrano uscire dal Signore degli anelli.
Ambientato in deserti cinesi che ricordano quelli americani di John
Ford, il film è un'altra scusa per mostrarci interminabili
duelli a base di spade (e altre improbabili armi bianche) e acrobazie
circensi. Molto meglio sarebbe stato raccontare la storia delle spade e
dei maestri che le impugnano, ma questo forse sarà il
soggetto del prossimo film.
- Good
night, and good luck (17 settembre 2005)
Cinquant'anni fa i presentatori televisivi americani fumavano in
diretta e avevano il potere di attaccare il potere, quando erano in
pericolo i valori della libertà e della democrazia. Per
raccontare una storia che non ha una trama, George Clooney usa tutte le
armi che ha a disposizione: riprese sgranate in bianco e nero, musica
jazz (peccato che le parole delle canzoni non siano sottotitolate,
perché sono un
commento stupendo alle scene che le precedono), interni perfettamente
ricostruiti, dialoghi asciutti e incisivi. Per chi vede solo film di
azione, è un'ottima occasione per cambiare genere.
- Cinderella
man (21 settembre 2005)
Una splendida rappresentazione del binomio amore e morte. Rispettando
le rigide regole dei film sulla boxe, Ron Howard stravolge molti
luoghi comuni: la sete di gloria è sostituita da una
più prosaica fame; i combattimenti sul ring sono presentati
in maniera confusa, privilegiando la prospettiva del pugile che lotta a
quella dello spettatore che osserva; la sconfitta
è sostituita dalla morte, al punto da farla
diventare una vittoria; le scene sugli allenamenti sono ridotti al
minimo, lasciando molto spazio alla preparazione psicologica ed
emotiva. Russell Crowe interpreta con grande maestria la parte del
combattente irlandese, talvolta lasciandosi andare a una recitazione
teatrale. Renèe Zellwegger insiste (con la sua
consueta
bravura) nel cliché di donna assente, facendo intravvedere in un solo
istante (quando urla "niente boxe in questa casa") ciò che
potrebbe fare in una parte più sanguigna.
- Four
brothers - Quattro fratelli (13 ottobre 2005)
Il tema della vendetta viene ripreso in un'ambientazione originale, la
mafia nera di Detroit, ed elaborato secondo la tradizione dei fratelli
Cohen. La trama si svolge secondo copione: per vendicare la loro madre
adottiva, vittima innocente in una rapina, quattro bulli si scontrano
con poliziotti
corrotti e gangster senza scrupoli, scoprendo le vere ragioni
dell'omicidio. Gli elementi di rilievo sono il finale,
inatteso e in controtendenza per questo genere di film, e la cura nel
tratteggio dei quattro fratelli. Per il resto si ricade nello stile
classico dei film americani, prodotti secondo livelli di
qualità ben definiti ma spesso privi di particolari
innovazioni tecniche. Peccato per il doppiaggio che appiattisce la
recitazione e non riesce a caratterizzare le atmosfere e gli ambienti
in cui si svolgono i fatti.
- La
tigre e la neve (15 ottobre 2005)
La guerra, i cammelli, persino una tigre sotto la neve non riescono a
fermare la volontà di un uomo che, più di tutto,
ama la vita e mette l'amore sopra ogni cosa. Leggero come un angelo
custode che veglia sulla vita della sua amata, Benigni riempie la scena
da solo, alternando momenti di amara tristezza a scene esilaranti. A
tratti felliniano, spesso ispirato al senso tragico di "la Vita
è bella", con una recitazione che intreccia magistralmente
teatro e prosa, questo splendido film si basa ed esalta le doti di un
grande attore contemporaneo.
- I
guardiani della notte (21 ottobre 2005)
Minestrone di generi (Man in Black, il solito Matrix, Signore degli
anelli e Dracula), questo film colpisce per il montaggio sincopato e la
trama obliqua, così occulta da richiedere continue
spiegazioni, ma anche per la piattezza dei personaggi e
l'ovvietà del messaggio trasmesso. Un pessimo inizio per una
trilogia.
- Niente
da nascondere (22 ottobre 2005)
Chi non ha niente da nascondere? Dopo un inizio da classico thriller,
si resta incantati nell'osservazione di una persona che cerca di
sfuggire al proprio passato, svelando in questo reticenza,
superficialità e incapacità di comunicare. Girato
e montato con grande stile (niente colonna sonora, a che servirebbe?)
con un uso ingegnoso delle riprese a campo fisso, questo film riesce a
mantenere alta la tensione narrativa senza ricorrere ai soliti trucchi
del suo genere. Attenzione alla scena finale, però, per non
rischiare di non capire la trama.
- Red
eye (27 ottobre 2005)
Un debole thriller con una trama lineare e prevedibile (e una durata)
da telefilm. L'unico aspetto di qualche interesse è la
variazione di registro tra la prima parte (due sconosciuti che si
incontrano in aeroporto) e la seconda (due duri che si scontrano in
aereo). Tante scene inutili (carrelli di aereo che si aprono e si
chiudono, code in aeroporto), personaggi appena abbozzati, troppi
interni.
- The
interpreter (2 novembre 2005)
Ottimo esercizio di stile sul tema classico dell'attentato al
Presidente. Pollack sceglie di affrontare il tema della vendetta su un
doppio piano, politico e personale, mettendo a confronto la cultura
occidentale con quella africana. Molto efficace
la recitazione di Sean Penn, nella doppia figura di agente dei servizi
segreti, efficiente e formale, e di uomo comune, fragile e confuso.
- Crash
contatto fisico (16 novembre 2005)
Nel melting pot di Los Angeles l'etnia di appartenenza non è
un fattore dominante. Per dimostrare questa tesi, Paul Higgis racconta
tante storie, tutte legate tra loro, in cui il comportamento dei
protagonisti dipende principalmente da eventi fortuiti, destino
ma anche scelte consapevoli. Il risultato è un collage
montato con un ritmo molto rapido, efficace anche se talvolta sfuocato
e approssimativo, leggero come la neve che, improbabile, alla fine del
film cade sulla città.
- Lord
of war (23 novembre 2005)
Vendere armi è come drogarsi: dopo la prima arma
è
difficile smettere. Su questa insolita chiave di lettura delle
dipendenze fisiche e psicologiche, Nicolas Cage interpreta con grande
bravura il ruolo di un signore della guerra che racconta con freddezza
e precisione le regole e il funzionamento del più cinico
mercato mondiale, quello della morte. Nonostante il tema e
l'impostazione giornalistica, il film scorre velocemente alternando
immagini drammatiche (Africa, Medio Oriente, Sud America) a scene
familiari, con qualche battuta a effetto.
- Serenity
(30 novembre 2005)
Ai confini dell'universo c'è sempre qualcosa di strano, che
attrae eroi in cerca di gloria, che nasconde cattivi e diversi. E'
laggiù che l'equipaggio dell'astronave Serenity rimane
invischiato in un'avventura alla Star Trek, condita da katane, kung fu,
guerre stellari e così via, in un repertorio che prende a
piene mani da film già visti. Se non fosse per la
recitazione, piatta, con personaggi che non suscitano particolari
emozioni o simpatie, il film sarebbe anche gradevole per come scorre
bene e per la trama ben congegnata.
- Mr
and Mrs Smith (3 dicembre 2005)
In assenza di una trama, due attori molto bravi
si esibiscono in numeri da circo e da luna park, sparando contro
qualsiasi cosa che si muove. Tipico film da sabato sera, con i pop corn
e tanta voglia di farsi due risate senza impegno. Da questa
prospettiva, obiettivo raggiunto.
- King Kong (21 dicembre 2005)
La grande sorpresa di questo film è proprio lui, King Kong,
un animale capace di comportamenti (per uccidere un tirannosauro usa un
sasso, come un'arma) e sentimenti tipicamente umani (solo gli uomini
sanno ridere). Il resto, e non è poco, è un mix
di Jurassic Park, Indiana Jones, Titanic, condito da effetti speciali e
tanto mestiere.