È necessario cambiare?


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È necessario cambiare?

Come si dovrà pagare l'Internet del futuro, in modo forfettario, come avviene ora, oppure in base alla quantità di servizio erogato e alle condizioni di congestione della rete? La risposta al quesito, generalmente, dipende da a chi lo si pone. Per l'economista, l'utilizzo attuale di Internet non è efficiente, perché non tiene conto delle esternalità dei comportamenti individuali, che possono provocare a volte congestione, su certe tratte (Peter H. Lewis, Even in Cyberspace, Overcrowding, N.Y. Times, feb. 2, 1994).

Un opportuno sistema di fatturazione del consumo permetterebbe di utilizzare in modo piú efficiente la rete, potenzialmente con soddisfazione per tutti. Data una risorsa, per l'economista il problema consiste nell'allocarla in modo efficiente. Per l'ingegnere, la risposta è generalmente di segno opposto. Per l'ingegnere, la velocità di trasmissione di Internet appare straordinariamente elevata, con un uso delle linee molto più efficiente di tutti gli altri sistemi di comunicazione. L'attuale sistema ha permesso una crescita molto rapida di Internet, e non vi è motivo per cambiare. Gli sporadici problemi di congestione possono essere riusolti con l'ampliamento della banda passante, che con le tecnologie a fibra ottica è economico. Per l'ingegnere, dato un certo profilo della domanda, il problema consiste nel trovare la soluzione tecnica che permetta di soddisfarla.

Quale delle due risposte sia piú corretta, dipende fondamentalmente dall'evoluzione futura di Internet. Se Internet rimarrà una rete all'interno della quale le applicazioni principali sono la posta elettronica, il trasferimento di file non troppo grandi, e qualche applicazione grafica, allora l'introduzione di complessi sistemi di fatturazione dei consumi non arrecherebbe vantaggi tali da giustificarne il costo. Qualora invece Internet divenga parte di autostrade informatiche in cui i profili della domanda siano tra loro molto diversi, a meno di clamorosi riduzioni nel costo della banda passante, allora il mantenimento dell'attuale forma di recupero dei costi di tipo forfettario potrebbe avere conseguenze negative sullo sviluppo di Internet.

Innanzitutto, con un regime forfettario in cui tutti pagano la stessa cifra per accedere alla rete, gli utenti la cui domanda è piú elevata (per esempio, quelli che richiedono applicazioni multimediali), espellerebbero dal mercato gli utenti con domanda piú bassa (per esempio, chi utilizza principalmente i servizi di posta elettronica) che non sono disposti a pagare oltre al costo del servizio che ricevono. Alternativamente, potrebbe svilupparsi un mercato di servizi di rete non comprendente i servizi piú costosi per soddisfare la classe di utenza inferiore (cos´i come ora l'utente che desidera collegarsi a Internet può in genere scegliere di farlo attraverso un Internet Service Provider, per esempio con un collegamento di tipo SLIP che permette di usufruire dei servizi piú avanzati, oppure, piú economicamente, di utilizzare soltanto il servizio di posta elettronica attraverso una BBS). Anche questa situazione sarebbe inefficiente, considerato che parte dell'utenza non usufruirebbe di determinati servizi neppure nelle piccole quantità in cui essi potrebbero essere desiderabili.

Inoltre, in una autostrada informatica in cui Internet compete con altre reti telematiche a fatturazione dei consumi (per esempio, una rete di comunicazione senza fili), i clienti di cui sopra verrebbero attratti da quest'ultima rete, che presumibilmente sarebbe in grado di fornire pari servizio a prezzo piú basso, non dovendo utilizzare parte dei ricavi per effettuare un sovvenzionamento incrociato dei servizi. L'inefficienza che deriva dalla difficoltà di individuare opportuni schemi di prezzo, in altre parole, potrebbe rivelarsi come uno svantaggio competitivo di Internet nei confronti di altri possibili concorrenti.

Ragionevolmente, ci si può attendere che il profilo della domanda non cambi in modo drastico nel vicino futuro, e che comunque sia possibile adottare delle soluzioni ``non ideali'', ma facilmente adottabili (per esempio, l'introduzione di classi di servizio) tali da alleviare la portata del problema, e tali da permettere una piú corretta suddivisione dei costi. Considerata l'attenzione che il problema sta ricevendo, è lecito attendersi che i protocolli di rete del futuro terranno in maggior conto delle esigenze di una Internet non piú appannaggio esclusivo del mondo della ricerca scientifica, con la conseguente necesità di una meccanismo di ripartizione dei costi piú attento all'efficienza dell'allocazione delle risorse.

La comparsa di ATM potrebbe fornire una risposta naturale al problema in grado di soddisfare, in un certo senso, sia l'economista che l'ingengere. Permettendo di distinguere il flusso isocrono (video e voce) dal resto del traffico, si potrebbe pensare a una Internet con due tipi di fatturazione. Forfettaria, per il traffico non isocrono. A consumo, per il traffico isocrono. In questo modo, l'utenza generale beneficierebbe dell'attuale semplice regime forfettario. La filosofia di ``condivisione'' di Internet, che tanta fortuna ha portato allo sviluppo della rete, verrebbe salvaguardata. Contemporaneamente, il tipo di traffico piu' esigente per quanto riguarda l'utilizzo delle risorse verrebbe isolato e fatto pagare a seconda del consumo e, possibilmente, dello stato di congestione della rete. Questo eviterebbe gli effetti deleteri che profili di domanda molto diversi tra loro potrebbero avere sul funzionamento del sistema forfettario di ripartizione dei costi su cui ci si è soffermati.

Nello stesso tempo, come si è discusso, i problemi di congestione per il traffico non isocrono potrebbero venire affrontati migliorando l'organizzazione della rete e adottando gli strumenti di ``mirror'' e di ``proxy'' a cui si è accennato. Rimane ovviamente il problema di fornire gli incentivi giusti affinché tali misure vengano adottate non solo dagli amministratori coscienziosi, ma su tutta la rete.


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Mon Oct 23 11:26:06 MET 1995