Recensioni dei film che ho visto al cinema nel 2020

Vincenzo Ambriola

  1. Richard Jewell (18 gennaio 2020)
    Richard Jewell, un americano della Georgia, obeso, ligio al dovere fino al punto di trascendere e di pagarne le conseguenze. Si trova, per caso o forse perché l'ha voluto da sempre, nel punto giusto e nel momento giusto: Atlanta 1996, Olimpiadi, musica all'aperto, tanta gente, una bomba. Capisce la gravità del momento, mette in allerta la polizia e riesce a far sgomberare l'area dell'attentato, salvando centinaia di vite umane. Eroe per tre giorni, sospetto attentatore per tre mesi, durante i quali sarà sottoposto a un'insopportabile gogna mediatica. Solo sua madre e il suo avvocato credono nella sua innocenza, anche se disapprovano il suo tono conciliante con l'FBI e la fede nella giustizia governativa. Clint Eastwood riprende questa storia vera, ne afferra i tratti essenziali e li racconta con semplicità e chiarezza, al punto che lo spettatore riesce quasi a prevederne la trama e i sentimenti dei protagonisti. Eastwood non indugia su facili cliché, che esibisce invece candidamente senza enfasi o doppi sensi. Richard è così chiamato uomo Michelin, palla di lardo, ma anche "radar", ma sempre con grande naturalezza; l'avvocato è di scarsa levatura, ma non fa nulla per sembrare un principe del foro, ovviamente improbabile in pantaloncini corti e t-shirt. Anche i poliziotti sono raccontati come probabilmente sono in Georgia, nel profondo sud, attenti, efficienti, forse un po' ottusi e confusionari nel condurre un'indagine, mai arroganti o violenti come ci hanno mostrato tanti altri film in versione hard boiled. Un film all'altezza degli altri capolavori di Eastwood che, a novant'anni quasi suonati (li compirà a maggio) dimostra di essere un sapiente narratore della società americana, nel senso degli Stati Uniti.
  2. Jojo Rabbit (25 gennaio 2020)
    Per chi fosse nato in Germania negli anni trenta del secolo scorso il nazismo sarebbe stato la normalità e Hitler il grande Fürher, il condottiero della grande e potente Germania. A partire dai dieci anni avrebbe indossato obbligatoriamente la divisa della Gioventù Hitleriana (la Hitler-Jugend), partecipando a un sistema di addestramento militare e paramilitare. Se fosse nato nei primi anni trenta, sarebbe stato inviato in guerra, per rimpiazzare le enormi perdite subite dall'esercito nazista. Di questo scenario disumano fa parte Johannes Betzler, detto Jojo il coniglio, per un fatto accaduto durante un campo di addestramento in cui dimostrò di non avere il coraggio di uccidere un coniglio. Jojo parla con il suo amico immaginario, Adolf Hilter, delle vicende che gli capitano, dei sentimenti che prova e dei sempre più frequenti dubbi sulla dottrina nazista. Lo fa con grande e infantile serietà, prendendosi sul serio quando argomenta e difende la sua fede, quando chiede maggiori dettagli sugli Ebrei, presentati dalla propaganda nazista come creature inumane, capaci di compiere crudeltà efferate oltre che azioni alquanto bizzarre. Le due figure femminili, la madre e la piccola ebrea, fanno da contraltare alla granitica struttura semantica di Jojo. Troppo intelligente per non vedere il rapido evolversi della situazione, alla fine liquida seccamente il suo amico immaginario, aprendo la strada a una nuova vita. Un film controverso (difficile da accettare nelle prime scene ma commovente e lirico nel finale) che richiede un grande sforzo di immedesimazione nella mente di un bimbo di dieci anni, per coglierne la distorsione cognitiva e l'ingenua fede negli adulti. Un film ottimamente girato, interpretato con leggerezza e ironia, che non da mai spazio a banalità romantiche o a ideologiche recriminazioni. Un film che solleva il grande tema dell'educazione dei giovani e dell'importanza della libertà da tutte le dittature.
  3. Cattive acque (22 febbraio 2020)
    Nel West Virginia la Dupont ha inquinato le acque con una sostanza altamente cancerogena. Un avvocato accetto di difendere un cittadino che ha perso le sue mucche a causa dell'inquinamento del torrente che scorre vicino alla sua fattoria. Il film ricostruisce la storia della causa legale promossa contro la Dupont. Interessante ma a tratti noioso.

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