Recensioni dei film che ho visto al cinema nel 2015

Vincenzo Ambriola

  1. The Imitation Game (3 gennaio 2015)
    Alan Turing, matematico inglese specializzato in criptografia, è ingaggiato dall’esercito inglese per lavorare nel progetto di analisi e decodifica dei messaggi trasmessi in codice dall’esercito nazista. Per risolvere in poco tempo un problema di calcolo che una mente umana può risolvere in centinaia di anni, Turing costruisce uno strumento elettromeccanico che, dopo vari tentativi, rompe il codice usato dai nazisti e permette alle truppe alleate di conoscerne i piani. Su questa trama, storicamente e scientificamente imprecisa, si sviluppa il tema della personalità di Turing, omosessuale in una nazione che puniva questa condotta con il carcere o la castrazione chimica. Il film spazia dall’infanzia di Turing, alla sua attività scientifica a Bletchley Park, fino agli ultimi anni della sua vita quando sarà condannato e, infine, quando si suiciderà con una mela avvelenata (in suo onore, la stessa mela smangiucchiata sarà usata da Steve Jobs come icona della Apple). Notevole il lavoro di sceneggiatura, che parte da una storia militare e scientifica ben nota agli addetti ai lavori e la trasforma, semplificandola all’eccesso, in una favola moderna in cui i buoni (gli scienziati inglesi) affrontano i cattivi (i tedeschi), utilizzando una nuova tecnologia per combatterne un’altra. In questo scenario Turing presenta il calcolo automatico come l’unica arma per sconfiggere il tempo, dimostrando che le capacità umane non bastano quando i calcoli da effettuare sono lunghi e complessi. In questi casi è necessario, afferma Turing, costruire una macchina che calcoli al posto dell’uomo, sfruttando l’intelligenza umana per costruire la macchina e non per calcolare. Un tema che ci riporta al presente, in cui non sappiamo più nemmeno dividere due numeri tra loro, non ricordiamo più i numeri di telefono e per sapere qualcosa usiamo Google. Forse neanche Turing avrebbe mai immaginato questo sconsolante finale di partita.
  2. Il ragazzo invisibile (8 gennaio 2015)
    Michele è un ragazzo quasi normale. A scuola è vittima di bullismo, a casa ha un rapporto problematico con la madre, poliziotta in servizio attivo. Un giorno scopre di avere un super potere, l’invisibilità, e da quel momento vive un’avventura fantastica. Un film innovativo, per la leggerezza con cui Salvatores affronta i temi dell’adolescenza e del paranormale, mescolandoli e amalgamandoli in un discorso ricco di riferimenti culturali e cinematografici. I ragazzi sono ripresi nella loro ingenuità, ma anche nella durezza con cui si scontrano con i coetanei e con gli adulti. L’avventura di Michele è credibile, pur nella sua incredibilità e assurdità, e ciò che la rende godibile è la precisione millimetrica delle riprese, dei dialoghi, dell’ambientazione e, non ultima, della stupenda musica. Ottima la recitazione anche degli adulti, in secondo piano in mezzo a tanti ragazzi straordinariamente spontanei ed espressivi.
  3. American Sniper (12 gennaio 2015)
    Chris Kyle è un marine in forza ai Navy Seal. In azione è un cecchino, il migliore di tutti dato che in quasi 1000 giorni di missione ha ammazzato 160 persone (una ogni settimana, in media). Clint Eastwood ci racconta la sua storia, usando due piani diversi: uello militare e quello personale. Le scene di guerra sono ben fatte, con una precisa ricostruzione degli ambienti, dei dialoghi e della tensione emotiva che provavano i soldati americani in Iraq. Forse gli iracheni erano più organizzati e non morivano come mosche sotto il fuoco degli americani, ma questo è un dettaglio trascurabile. Il piano personale, invece, mostra alcune lacune e debolezze. La vita familiare di Chris è molto semplificata, la moglie lo aspetta e gli chiede di parlare ma lui non si apre, non si rivela. I dialoghi sono minimali e, a volte, banali. Ma oltre questi due piani, Eastwood affronta il tema della morte, in particolare quella data dai cecchini, giustizieri senza appello. Lo fa mostrandone gli effetti psicologici, la dipendenza simile a quella delle droghe, il piacere di uccidere sapendo di fare del bene, il rischio perenne di essere colpiti da un un altro cecchino, ovviamente più bravo e con una mira migliore. Ma la guerra si evolve, la vita dei soldati diventa sempre più preziosa e i cecchini sono sostituiti da droni pilotati e controllati a distanza da persone che prendono l’autobus per andare a lavorare, che non rischiano nulla. Forse dobbiamo chiederci se questi nuovi giustizieri sognano pecore elettriche.
  4. Storie pazzesche (16 gennaio 2015)
    Sei storie sull’umana stupidità, sulla rabbia, la vendetta, l’ira. Sei storie che fanno sorridere (non ridere) a denti stretti, che imbarazzano perché tutti noi potremmo esserne i personaggi. Un film che attinge a piene mani dal repertorio classico dell’assurdo, del tragico, senza aggiungere niente di nuovo, se non l’originalità delle storie. Niente da eccepire sulla recitazione, sulla musica e le immagini di un’Argentina da cartolina. Forse Szifron si è fermato un attimo prima di dissacrare, di rivelare la vera natura umana dei protagonisti, per costruire un prodotto rivolto al grande pubblico. Peccato, un’occasione perduta.
  5. Unbroken (31 gennaio 2015)
    Louis Zamperini è un atleta olimpionico americano che, come tutti i suoi coetanei, viene arruolato e va a combattere i giapponesi su un bombardiere. Dopo che il suo aereo è colpito, Louis inizia un calvario che lo accompagna per tutta la durata della guerra, quando sarà liberato e potrà tornare in patria. Per un terzo "Vita di Pi", un altro terzo "La vita è bella" (al contrario) e il resto un qualsiasi film americano su un atleta famoso, Unbroken non convince, nonostante la professionalità di tutti coloro che hanno partecipato all’impresa. Manca un filo conduttore vero e credibile, che ci faccia entrare nella mente di Louis, nel suo corpo martoriato ma sempre integro. Perché non reagisce mai, perché tiene duro, piegandosi ma mai spezzandosi? Sapeva, sperava, credeva fermamente che la sua nazione avrebbe vinto la guerra? Che la fine sarebbe arrivata prima del suo cedimento? A queste domande la Jolie non risponde, limitandosi acriticamente di raccontare una storia, senz’altro bella ed eroica. Ma raccontare storie non è l’unico obiettivo del cinema, allo spettatore si devono offrire emozioni, pensieri, idee. Altrimenti è meglio girare un documentario.
  6. Birdman (8 febbraio 2015)
    Riggan Thompson è Birdman, nel corpo e nello spirito. Come Birdman sa volare, spostare oggetti a distanza, distruggerli. Ma Birdman è anche la sua voce interiore che lo tormenta, lo assilla, lo consiglia nel bene e nel male. Birdman non deve recitare a Broadway, ma continuare a raccogliere successi mondiali, celebrità acclamata e universalmente riconosciuta. Riggan, invece, vuole dimostrare che non è solo celebre ma anche bravo, capace di sfidare il pubblico e la critica newyorkese, quella che conta, quella che sa riconoscere l’oro dal piombo. Sarà necessario un atto estremo, un atto di grande amore per il teatro a fargli vincere questa sfida. Il resto è noia, una noia che ti tiene incollato alla poltrona, che ti fa ammirare la maestria delle riprese, della musica ritmata e incalzante, che ti fa vivere un po’ di teatro al cinema, senza pretese, un po’ di sano teatro.
  7. Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza (21 febbraio 2015)
    Dopo aver assistito alla proiezione di un capolavoro della cinematografia sovietica, il ragionier Fantozzi esprime il proprio dissenso con poche ma vibranti parole. Viene bruscamente tacciato di solenne ignoranza e coperto di pesanti insulti da parte di chi, invece, del film aveva colto il vero senso. Non volendo incorrere nella stessa sorte, è opportuno meditare attentamente prima di giudicare questo capolavoro, recentemente premiato dall’insigne giuria del Festival di Venezia. Assistiamo a una sequenza, molto variegata, di quadri che mostrano spezzoni di vita scandinava nei quali personaggi assolutamente normali ripetono frasi apparentemente banali e senza senso. Colpisce la loro postura, fissa, quasi cadaverica, e il loro sguardo, sorprendentemente catatonico e inespressivo. Alcuni personaggi compaiono più volte, dando spessore a una trama che si intuisce essere meramente concettuale, esilmente intrecciata sul tema della pesantezza dell’esistenza e della sua parte terminale. La colonna sonora del silenzio ossimoricamente travolge per ricchezza e potenza espressiva, capace di richiamare ed esaltare i temi della solitudine e della sofferenza. Un momento, un dubbio amletico attraversa subitaneo la mente! E se avesse avuto ragione il ragionier Fantozzi?
  8. Vizio di forma (27 febbraio 2015)
    Doc Sportello è un investigatore privato. Lo vediamo all’azione dopo che la sua ex fidanzata lo contatta per chiedergli di indagare su un importante uomo d’affari, da poche ore sparito e probabilmente nei guai. Sembra il classico inizio di un film giallo in cui si vedranno i soliti cattivi e i soliti buoni darsela di santa ragione per vincere la partita. Ci aspettiamo grandi intuizioni da parte dell’investigatore, qualche poliziotto corrotto, qualcuno buono e così via. Invece ci troviamo all’interno di una macchina del tempo che ci riporta negli anni 60, in un’inesistente località a sud di Los Angeles, dove la droga leggera è usata a fiumi e quella pesante sta per arrivare. Il giallo si stempera nei colori delle magliette, delle gonne, nei fiori e nei capelli lunghi di una generazione nuova, che vince una battaglia contro il conformismo imperante ma perde la guerra e cede il passo ad altri valori, altri miti. Seguire la trama diventa un esercizio inutile, meglio lasciarsi trasportare nelle visioni oniriche di Doc Sportello, incontrare i suoi improbabili amici e nemici, ascoltare la musica di Neil Young e lasciarsi cullare dalla fotografia, splendida, e dal ritmo lento e indolente, a volte appisolandosi e risvegliandosi sicuri di non avere perso la battuta essenziale, quella che ci avrebbe fatto capire la storia, la trama che non c’è. Il cinema è anche questo.
  9. Latin lover (2 aprile 2015)
    Le mogli e le figlie di un famoso attore si riuniscono nella sua città natale per celebrarne le glorie passate. Tra chiacchiere e pettegolezzi riemergono conflitti mai sopiti e vicende malamente tenute segrete. Commedia all’italiana con tante attrici famose, dialoghi approssimativi e qualche spunto interessante.
  10. Adaline - L’eterna giovinezza (8 maggio 2015)
    Adaline non è immortale, semplicemente non invecchia e questo la rende profondamente diversa dagli altri, in particolare da coloro che ama e con cui vorrebbe pianificare un futuro normale. Adaline sceglie quindi di restare sola, di non mettere radici, di curare se stessa e un cane, anzi tanti cani tutti della stessa razza e uguali tra loro. La vita di Adaline è un disco rotto, che si è fermato su un unico solco e ripete sempre le stesse note. Per salvare lo spettatore da questa imbarazzante situazione interviene Harrison Ford, che riconosce Adaline e la aiuta a venirne fuori, aiutato dal destino che come incredibilmente l’aveva trasformata adesso la rende di nuovo normale. Un film grazioso che affronta un tema difficile e importante, il passare del tempo e il rapporto intergenerazionale, senza indulgere nel sentimentalismo. Efficace la voce fuori campo che spiega in maniera parascientifica ciò che sta accadendo, sperando che nessuno cerchi volontariamente di riprodurre ciò che è accaduto ad Adaline. Sarebbe un suicidio, senza scampo.
  11. Short Skin (9 maggio 2015)
    Edoardo è un giovane adulto con un piccolo problema al pisello, come dice sua sorella Olivia quando ne parla in casa con i genitori. Spinto da oggettive necessità fisiologiche, Edoardo accetta di operarsi e inizia con leggero ritardo il suo viaggio personale nel mondo dell’amore e del sesso. Film gradevole, mai volgare o superficiale, in cui Duccio Chiarini affronta la sessualità dal lato dei giovani uomini, quelli che aspettano con ansia la grande prova, nel timore di non farcela e di essere derisi dall’altra metà del cielo. Ma tutto andrà per il meglio e, alla fine, Edorardo riuscirà anche a sporgersi pericolosamente dal finestrino del treno che lo porta a Parigi.
  12. Youth - La giovinezza (22 maggio 2015)
    Fred Ballinger e Nick Boyle sono due vecchi amici che si ritrovano ogni anno in un lussuoso albergo svizzero per il rito della terme. Tra analisi del sangue, fanghi, bagni in piscina e spettacoli serali piuttosto noiosi, si parlano addosso, ricordando fatti lontani nel tempo e vicende del giorno prima. Su questo canovaccio Sorrentino cuce le storie secondarie, avendo sempre in mente il tema conduttore del film: la giovinezza. Giovani sono infatti le donne (la maggioranza) e gli uomini che Fred e Nick incontrano e frequentano, con i loro sogni e tutta la vita davanti. Anziani sono loro due e gli ospiti dell’albergo, ricchi di denaro ma poveri di anni da vivere. Maestro nel dirigere attori e attrici, aiutato magistralmente da un grande direttore della fotografia (Bigazzi) e da un ispirato musicista (Lang), Sorrentino non riesce a scrivere una sceneggiatura che convinca, che stupisca ma, soprattutto, che narri una vicenda vera, umana. I suoi anziani sono lenti, apatici, chiusi in se stessi, incapaci di comunicare il senso dell’età, persi dietro a piccoli problemi. Nonostante i suoi sforzi Sorrentino non riesce a farli parlare e, purtroppo, subisce le conseguenze della fama.
  13. Predestination (2 luglio 2015)
    Un viaggiatore del tempo si sposta freneticamente da un anno all’altro per dare la caccia a un attentatore dinamitardo che sconvolge gli Stati Uniti. Il suo viaggiare lo porta a incrociare persone e storie che lentamente dispiegano il loro significato, in un quadro surreale denso di incognite temporali. In questo ottimo esempio di cinema fantascientifico, i fratelli Spierig interpretano magistralmente un’opera di Robert Heinlein traducendo l’ambientazione letteraria in un contesto scenografico semplice ma efficace. Dopo un inizio lento e didascalico che sorprende per la meticolosa narrazione, il film decolla in un crescendo di incastri e viaggi nel tempo che disorientano, lasciando alla fine il dubbio che una vicenda simile sia umanamente possibile. Ma è proprio questo il ruolo della fantascienza: negare un unico postulato scientifico, elaborare una trama coerente che conduce all’impossibile, lentamente ma inesorabilmente, per farci infine trovare nel nulla, alla ricerca di un punto di riferimento che non esiste.
  14. Terminator - Genisys (11 luglio 2015)
    L’attacco a Skynet ha avuto successo ma Connor decide che qualcuno deve tornare nel passato per cambiare il corso degli eventi. Da questo momento in poi tutto diventa contorto, fantascientificamente inverosimile e incomprensibile. Personaggi e situazioni dei precedenti Terminator riemergono, si scontrano, in conflitto con quanto già visto. Un’inefficace e inetta Sarah diventa un’esperta in arti militari, togliendo la scena a chi la guerra l’ha fatta veramente. Cyborg indistruttibili ripetono ossessivamente le loro azioni contro gli umani che, ancora più ossessivamente, gli sparano con armi inutili. In questa grande confusione svetta soltanto lui, il grande e unico Arnold Schwarzenegger, nel ruolo di chi sa cosa fare, conoscitore della scienza e della tecnologia ma anche delle passioni umane. Non è il terminator a esser vecchio ma non obsoleto, lo è chi lo interpreta.
  15. Mission: Impossible - Rogue Nation (3 settembre 2015)
    Niente è impossibile per la IMF tranne che appassionare chi vede questo film.
  16. Per amor vostro (19 settembre 2015)
    Anna ha appena ottenuto un lavoro stabile in un’emittente televisiva. Le tensioni familiari si acuiscono man mano che diventa consapevole delle vere attività criminali del marito. Emotivamente fragile cede alle pressanti richieste di uno spasimante. Ambientata a Napoli, questa opera di Gaudino vede in azione un cast molto professionale, che interpreta con naturalezza e precisione personaggi molto localizzati, senza scendere nel ridicolo e nella macchietta. Anche la trama si srotola in maniera costante e originale. Sarebbe stato un film da godere e ricordare positivamente ma il regista indulge in inutili e fastidiose metafore, realizzate mediante astrusi e spesso banali trucchi che spezzano il ritmo della storia e fiaccano la pazienza dello spettatore.
  17. Sicario (4 ottobre 2015)
    Una squadra dei servizi segreti americani ha bisogno di un agente federale, una donna in questo caso, per operare sul suolo nazionale in un’azione di contrasto ai narcotrafficanti messicani. Film violento e crudo, rappresenta ancora una volta le missioni incredibili delle squadre SWAT, questa volta anche in territorio messicano. La variante è costituita dalla presenza di un sicario, membro clandestino della squadra, che si occupa di torturare, interrogare, uccidere mentre gli altri si preoccupano del rispetto delle regole di ingaggio. In tutto questo inferno un briciolo di legalità, non di umanità, nell’agente dell’FBI che cerca di capire, chiede e ottiene risposte sprezzanti e maschiliste. Ottima la sceneggiatura e la fotografia, con stupende immagini del deserto messicano ma anche della desolazione e della povertà delle città di frontiera. La morale, ben nascosta in una battuta di Matt (il leader della squadra, ben interpretato da Josh Brolin), è l’uso e l’abuso di stupefacenti: se i nostri cittadini ne facessero a meno, tutto questo non accadrebbe.
  18. Sopravvissuto - The Martian (7 ottobre 2015)
    Una violenta tempesta costringe l’equipaggio appena sbarcato su Marte a decollare e tornare sulla Terra. Purtroppo Mark, uno dei membri dell’equipaggio, resta sul suolo marziano. Inizia così una storia di sopravvivenza, vissuta coraggiosamente e razionalmente da Mark, e un’altra di recupero nella quale prima gli scienziati terrestri della NASA cercano di trovare una soluzione ma poi devono chiedere aiuto all’equipaggio in procinto di tornare sulla Terra. Film straordinariamente efficace dal punto di vista degli ambienti, sia quelli marziani che quelli spaziali, centra l’obiettivo della suspence mostrando una sequenza di difficoltà e di idee risolutiva, a volte geniali a volte coraggiose. Ottima l’interpretazione di Matt Damon, nella parte dello scienziato sopravvissuto che deve ricorrere a tutto il suo bagaglio di conoscenze ma anche alla voglia ancestrale di sopravvivere e di riunirsi alla sua specie. Anche se questi due temi, sopravvivenza e salvataggio, sono stati più e più volte affrontati nella letteratura e nel cinema, fa piacere vederli declinati in un futuro che si spera non sia troppo remoto, su un pianeta che da sempre attrae gli umani come primo passo per la conquista dello spazio.
  19. Spectre - 007 (7 novembre 2015)
    I tempi cambiano, i servizi segreti devono collaborare tra loro scambiandosi informazioni, la sezione doppio zero diventa obsoleta ora che droni e altre diavolerie tecnologiche possono fare il gioco sporco senza causare traumi psicologici. Inizia così l’ultimo film di 007, con James Bond a caccia del capo della misteriosa organizzazione chiamata Spectre. Rispettoso del canone tradizionale, Sam Mendes lavora sul lato umano del suo personaggio, mostrandolo da prospettive diverse e insolite. Costruisce un’immagine diversa, in linea con quella già vista in Skyfall, ma molto lontana dall’impostazione originale in cui l’agente segreto con licenza di uccidere era formale, freddo, gaudente. Film denso di citazioni e autocitazioni, riproposte in chiave moderna senza alcuna paura di cadute di stile, con una fotografia eccezionale e una cura maniacale dei dettagli, pecca forse nella scelta e nella recitazione degli altri personaggi, poco convicenti e a volte a disagio nel loro ruolo. Sovrasta su tutti Daniel Craig, consapevole di essere James Bond per l’ultima volta e, quindi, concentrato e molto presente. Ottima la musica e le ambientazioni, specialmente Roma che in alcune scene appare irriconoscibile e stupenda.
  20. Pan - Viaggio sull’isola che non c’è (16 novembre 2015)
    Seconda stella a destra: questo è il cammino e poi dritto fino al mattino. Così canta Edoardo Bennato. Ma, insomma, chi è questo Peter Pan? Dove è nato e, soprattutto, perché sa volare? A queste urgenti domande risponde John Wright con fantasia ed effetti speciali. L’Isola che non c’è si manifesta in tutta la sua crudeltà, bambini costretti a estrarre pietre fatate per consentire a un vecchio criminale di restare giovane. Una chiave di lettura della nostra società, in cui i giovani devono mantenere i vecchi senza poter mangiare la cioccolata che a loro fa anche male. Ma anche un viaggio surreale in un mondo onirico in cui le navi volano nel cielo anziché scivolare sulle onde, con pirati che sparano spruzzi di colore e selvaggi che aspettano di essere salvati dal loro destino di schiavitù.
  21. Mr. Holmes - Il mistero del caso irrisolto (21 novembre 2015)
    Sherlock Holmes si è ritirato a vita privata, alleva api e brucia le lettere che gli propongono casi da risolvere, enigmi da svelare. Vive nella campagna inglese, con una governante e il suo giovane figlio, Roger. La memoria di Holmes sta iniziando a vacillare e l’ultimo caso che non ha risolto prima di ritirarsi lo assilla. Inizia un percorso indietro nel tempo e nella memoria, alla ricerca di indizi e di ricordi che gli permettano di concludere il suo onorato e famoso lavoro di investigatore. Elegante, raffinato, ironico, dissacratore, Holmes ci mostra i lati nascosti di questo personaggio, consapevole che la vita sta terminando e che la razionalità non può compensare la solitudine. Sarà il rapporto con Roger a scatenare in lui una reazione interna che lo porterà a mettere in discussione l’essenza stessa della sua professione, l’attenzione ai fatti e alla realtà e la pretesa di assoluta oggettività. Condon si rivolge ammiccante a un pubblico sempre più avanti negli anni, che vuole vedere una rappresentazione dei suoi problemi e delle sue ansie. Ma lo perdoniamo, per averci mostrato Sherlock Holmes da una prospettiva inedita e insolita.
  22. Loro chi? (26 novembre 2015)
    Un pubblicitario viene truffato da un trio di astuti marpioni, un uomo e due splendide fanciulle. Il malcapitato si da da fare e li trova. Anziché pretendere il maltolto si fa convincere a partecipare al prossimo colpo e poi al successivo. Cadrà vittima della sua stessa ingordigia e superficialità. Ambientato a Roma, in Puglia e in Trentino, questo film mostra un'Italia intimamente attratta dal malaffare, dalla furbizia, dal guadagno immediato e facile. Le fa da contraltare un’altra Italia ingenua, credulona e spesso sciatta, convinta che la strada verso il successo sia lastricata di ostriche e champagne, che il duro e costante lavoro sia un’inutile perdita di tempo. Su questi due temi si svolge una storia che ricorda molto le vicende amabilmente raccontate, ad esempio, da George Clooney nei classici film basati su una stangata. Originale anche la cornice onirica al cui interno si colloca l’intera storia, a dimostrazione che il cinema può essere un eccezionale contenitore di storie e di specchi che, a vicenda, riflettono le loro ombre e ci incantano per un paio d’ore.
  23. Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick (4 dicembre 2015)
    Herman Melville va a Nantucket a intervistare Thomas Nickerson, uno dei pochi superstiti del naufragio dell'Essex, nave baleniera affondata in circostanze misteriose. Durante l'intervista, Melville ricostruisce la storia dell'Essex e le abominevoli vicende del naufragio, vicende che hanno profondamente turbato la coscienza di Thomas. Terminata la sua missione, e liberato Thomas dal peso del silenzio e del rimorso, Melville riscriverà la storia reale ribaltando il ruolo della balena bianca, di Moby Dick, inventando un nuovo personaggio, il capitano Achab, e una nuova baleniera, la Pequod. La ricostruzione dell'ultimo viaggio dell'Essex è straordinariamente efficace, Il clima di bordo, le difficoltà a manovrare un veliero nel mare in tempesta, le tensioni all'interno dell'equipaggio sono tratteggiate con grande padronanza di linguaggio e di immagini, senza che gli inevitabili effetti speciali prendano il sopravvento. Il naufragio e la sopravvivenza sulle scialuppe ripercorrono tappe classiche già viste sullo schermo. Colpisce l'inversione del ruolo della balena, da nemico da inseguire per vendicare antichi affronti diventa lo strenuo difensore del suo territorio, del suo branco. I nemici sono i balenieri, umani malvagi che violano lo spazio di mare, i banchi estremi, in cui le balene vivono serene e si riproducono senza paura. Metafora del tempo attuale, Moby Dick diventa umano nel suo impeto vendicativo, dimostrando che la natura non è intrinsecamente buona ma, soprattutto, che la legge del più forte a volte vede perdere anche chi crede di essere invincibile.
  24. Dio esiste e vive a Bruxelles (7 dicembre 2015)
    In un piccolo appartamento di Bruxelles Dio vive con la moglie, casalinga, e la figlia Ea. Utilizzando un semplice PC, Dio crea l'universo e le leggi che lo governano. Essendo sadico, gode nel far soffrire gli uomini. Maltrattata in tutti i suoi dieci anni di vita, Ea decide di fuggire e di scrivere il Nuovo Testamento 2.0 per il quale ha bisogno di altri sei apostoli. Le vicende terrestri di Ea, prima, e di Dio, dopo, dissacrano luoghi comuni, religioni, fedi. Opera molto originale per il tema trattato e per il registro narrativo utilizzato, questo film dimostra che si possono raccontare storie semplici su argomenti complessi, con leggerezza e ironia, senza dover necessariamente scadere nel trash, nel già visto, nel surreale. Dio diventa un vecchio ubriacone, Gesù il figlio disubbidiente, la Creazione un capriccio crudele. Certo, in alcuni punti si percepisce la voglia di far ridere sapendo di farlo, in altri una battuta risolve situazioni impossibili. Nel complesso, però, si ripassano temi scottanti e se ne vedono interpretazioni alternative. Nell'anno del Giubileo straordinario fa piacere respirare un po' di sana aria atea.
  25. La isla mínima (12 dicembre 2015)
    Due investigatori cercano chi ha ucciso delle giovani ragazze. Una storia già vista ma che in questo film assume un carattere particolare, per l'ambientazione nel sud della Spagna e per un'atmosfera densa, vischiosa che rende tutto molto complesso. Siamo abituati a vedere poliziotti in azione, ne conosciamo le dinamiche e il modus operandi quando sono a caccia di un assassino. Rodriguez gioca la carta del contesto sociale per raccontare un caso di cronaca nera, inserendo elementi politici anche nella vita dei due investigatori, uno democratico e l'altro compromesso con il franchismo. Ma ciò che colpisce veramente è il paesaggio, la palude presentata in riprese zenitali per mostrare le sue trame, le anse contorte, gli uccelli che si alzano in volo in tramonti surreali. Non ci ricorderemo i dettagli dei crimini, le testimonianze recidive, l'omertà diffusa, ma queste stupende immagini.
  26. Il ponte delle spie (18 dicembre 2015)
    Siamo nel 1957 a Brooklyn. L'avvocato Donovan deve difendere un cittadino inglese accusato di essere una spia sovietica. Deontologicamente corretto e fermamente ispirato ai valori democratici della Costituzione, Donovan porta avanti la sua difesa nonostante l'avversione ideologica e politica di tutti. Poi un militare americano è catturato dai sovietici e si rende necessario organizzare lo scambio, a Berlino naturalmente. Donovan gestisce questo delicato compito, in un contesto difficile, diffidente e diplomaticamente articolato. Spielberg approfitta di una storia vera per affrontare il tema della lealtà alla nazione, agli ideali democratici, alle regole professionali. Lo fa in maniera magistrale, affidando a Tom Hanks il compito di non essere mai ovvio o scontato, di esprimere mimicamente emozioni che richiederebbero mille parole per essere spiegate. Lo fa ricostruendo il clima di quel periodo, la paura della bomba termonucleare, solo pochi anni prima usata per piegare il fortissimo spirito patriottico del Giappone. E ci regala un film meraviglioso, ricco di immagini poetiche, ma anche di spunti sociali da riprendere nel nostro presente per ricordarci che la storia passata è la migliore lente da usare per vedere il futuro.
  27. Star Wars: Episodio VII - Il risveglio della forza (26 dicembre 2015)
    Il Primo Ordine sta conquistando la Galassia e la Resistenza si oppone ai suoi piani egemonici. Il settimo episodio della saga non è diverso dai precedenti, con battaglie spaziali tra caccia velocissimi, enormi navi interstellari, droidi, robot e mostri alieni di varia fattura. Può piacere o no, ma è sempre un film che offre due ore di sano divertimento e di relax, meglio se affrontate evitando di ricordarsi i punti di collegamento con gli episodi precedenti. Notevoli gli effetti speciali e la grafica che rendono realistici paesaggi e ambientazioni di pura fantasia. Tra i protagonisti spicca senz'altro Rey, destinata a crescere di importanza nei prossimi due episodi, e il sempiterno Han Solo interpretato da un Harrison Ford in gran forma, nonostante l'età e le innumerevoli rughe.

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