Recensioni cinematografiche del 2006

A cura di Vincenzo Ambriola

  1. Match point (18 gennaio 2006)
    Quando un breve racconto viene trasformato in una lunga storia gli effetti sono negativi e ben visibili: scene inutili, conversazioni vuote di contenuti, ritmo rallentato. A un'analisi più profonda, tuttavia, emergono alcuni elementi di pregio: la contrapposizione tra il destino (o la fortuna, per alcuni) e le capacità personali di un individuo; la differenza di vita tra chi deve salire la scala sociale e chi, invece, può permettersi di finanziare la lirica; l'amore per passione e l'amore per convenienza. Quello che manca è la vena umoristica e tagliente di Woody Allen, che avrebbe reso il film più gradevole e meno stuccoso.
  2. Munich (1 febbraio 2006)
    Tre piani di lettura per un film crudo e duro. Il travaglio di un soldato cittadino che risponde alla sua nazione, obbedendo oltre il suo senso morale, fino ad essere travolto dagli eventi (la paura di essere ucciso per ciò che ha fatto) e dalla coscienza. Le vicende di un gruppo di persone normali, chiamate a comportarsi da terroristi per colpire altri terroristi, ma dotate di strumenti inadatti allo scopo (armi scadenti, informatori ambigui e inaffidabili). Un popolo che ricorre a ogni mezzo e che vive nella paura degli effetti delle sue azioni per realizzare un sogno millenario. Spielberg si muove liberamente tra questi piani, senza mai scadere di tono, aiutato dalla splendida recitazione di Eric Bana.
  3. Le tre sepolture (15 febbraio 2006)
    Nelle terre di confine tutto è più aspro, più difficile. Quelli che vigilano talvolta diventano cattivi, quelli che vogliono entrare illegalmente sembrano buoni ma forse non lo sono fino in fondo. Prendendo lo spunto da un delitto impunito, Tommy Lee Jones presenta uno spaccato di un'America di frontiera dove la vita scorre lenta, quasi senza speranze, ritmata da colpi di fucile e galoppate nei canyon. Tra i molti temi affrontati, quello che colpisce di più è il senso di abbandono, di solitudine, di inutilità.
  4. Jarhead (23 febbraio 2006)
    Vista dalle retrovie, la vita dei marines non ha niente di epico, specialmente se la battaglia non arriva e il tempo scorre lentamente tra addestramenti e scherzi feroci. In questo film, però, una sottile vena umoristica e un pizzico di cinismo e di spirito dissacratore riescono a tenere viva l'attenzione e a divertire. Fantastica la musica, che commenta le scene molto meglio delle, poche, parole.
  5. Syriana (1 marzo 2006)
    Cinque storie si intrecciano sul tema dello sfruttamento delle risorse petrolifere, all'inizio con un ritmo serrato che costringe lo spettatore a guardare senza capire, alla fine con una maggiore attenzione ai dettagli e alle dovute spiegazioni narrative. Un film denuncia, che presenta un mondo spietato di interessi pubblici e privati, di ambizione e di spregiudicatezza, ma anche alcuni aspetti della vita araba che spesso sono ignorati o trattati con superficialità. Deludente la recitazione di Clooney e Damon, non per loro colpa ma per lo spazio molto limitato che hanno nel film. Molto bella la fotografia e, soprattutto, il montaggio.
  6. The constant gardener (4 marzo 2006)
    Sullo sfondo di un'Africa sofferente ma anche piena di vitalità e orgoglio si svolgono loschi affari legati alla sperimentazione di nuovi farmaci. Molto bella la figura del mite ma tenace giardiniere che si trasforma, per amore ma suo malgrado, in investigatore, scoprendo l'altro lato del mondo, quello che aveva sempre volutamente ignorato. Originale il montaggio, per l'uso di spezzoni in superotto e alcune scene riprese molto freneticamente. Un po' stucchevole la parte sentimentale, con un abuso del flashback e una ripetitività che spesso rallenta il ritmo narrativo.
  7. The weather man (8 marzo 2006)
    Non basta la bravura di due grandi attori a trasformare una brutta sceneggiatura in un bel film. Sul problema della ricerca della propria identità si innestano aspetti secondari della vita del protagonista (il rapporto con i figli e l'ex moglie) che, con i loro numerosi dettagli, inquinano il filo narrativo e spesso distraggono. Un'occasione perduta per un tema affascinante.
  8. Prova a incastrarmi (18 marzo 2006)
    Sappiamo tutto di ciò che accade nelle aule giudiziarie americane. Non ci mancava certo questo sguaiato, insipido film sul tentativo di incastrare una banda di gangster mafiosi italo americani. Unico attore recitante, Vin Diesel prova a salvare almeno se stesso dai danni (cinematografici) causati dal resto del cast, inespressivo e senza alcuna qualità.
  9. V per Vendetta (26 marzo 2006)
    Chi non conosce l'originale rimane colpito dalla forza del messaggio (la lotta contro la dittatura), dalla bellezza della sceneggiatura, dall'eleganza della recitazione. Sono talmente tanti gli spunti di riflessione che le immagini scorrono sì veloci ma lasciano una traccia profonda e un intenso desiderio di riflessione. Chi è la maschera? Un individuo, il popolo che lotta per la libertà? Tornano alla mente immagini di tortura e di sofferenza che non vorremmo mai vedere o provare. Un film inquietante e, per questo, bellissimo.
  10. Il caimano (29 marzo 2006)
    Il vero caimano è proprio il film che si mangia, in un sol boccone, Nanni Moretti e tutti noi che siamo andati a vederlo pensando che fosse una denuncia di tutto ciò che ha portato un uomo al potere. Ci siamo trovati, invece, di fronte alle vicende familiari di un uomo qualsiasi, presentate come grandi problemi esistenziali e condite da battute che, fuori dai confini nazionali, non farebbero ridere nessuno. Film da buttare? No, da rivedere tra un anno, quando mancherà la forte tensione emotiva di questi giorni.
  11. Inside man (8 aprile 2006)
    Niente da eccepire sulla trama, tranne un piccolo particolare (da scoprire) che la rende inverosimile. Per il resto il solito film di azione in luoghi confinati (interno della banca, interno del furgone della polizia) con grande abbondanza di talenti e di ottime inquadrature. Deboli le motivazioni, vagamente basate su aspetti etici: una rapina si fa sempre e solo per i soldi.
  12. Solo due ore (12 aprile 2006)
    Chi ha visto Shreck riconoscerà facilmente nel criminale il ciuchino saccente che parla, parla, parla. Al contrario, il poliziotto tace, beve e zoppica, rimuginando sulla sua vita da corrotto e difendendosi da colleghi che, senza alcuna ragione plausibile, ha deciso di rovinare. Un film onesto e prevedibile, con le solite corse a piedi, in macchina, le sparatorie, le squadre SWAT in azione.
  13. Mission: Impossible 3 (6 maggio 2006)
    Una piacevole sorpresa e un ritorno alle origini, dopo il flop di MI2. Film di azione, ben recitato, con una trama che tiene e convince fino all'ultima azione. Dopo tante sparatorie, solo tornando a casa ci si rende conto di non aver mai visto sangue scorrere o scene truculente, un aspetto positivo da non trascurare.
  14. Il Codice da Vinci (21 maggio 2006)
    Una splendida passeggiata tra chiese e musei francesi e inglesi, con la scusa di trovare il santo Graal, accompagnati da due guide che ne raccontano la storia e le leggende. Il resto del film non sorprende, anche se non delude: la trama luciferina, il cattivo che ammazza suo malgrado, la caccia al tesoro. Molto bella la recitazione di Jean Reno, molto indovinata la scelta di non doppiare le parti in francese e in latino.
  15. The sentinel (28 giugno 2006)
    Basato su un tema classico, l'attentato al Presidente degli Stati Uniti, questo film riesce a coinvolgere lo spettatore sia con una trama ben fatta (un doppio tradimento) che con una fotografia e un montaggio elegante e molto efficace. Professionale, ma un po' distaccata, la recitazione di Kim Basinger e Michael Douglas, affiancati da un cast che si dà da fare per rendere credibile la storia senza, però, aggiungere altro.
  16. United 93 (14 luglio 2006)
    Dopo 5 anni è ancora difficile dimenticare lo sgomento provato vedendo
    crollare le torri gemelle. Questo sentimento è così intenso da renderne ancora impossibile la trasposizione cinematografica. Ci prova Greengrass, quasi annullando la trama, appiattendo i protagonisti, usando come colonna sonora un cupo rombo di sottofondo. La storia è presentata da più punti di vista: le torri di controllo che lentamente si rendono conto della reale dimensione della tragedia, i militari che inutilmente cercano di scalare la rigida catena di montaggio per affrontare gli eventi, i passeggeri e gli assistenti di volo che reagiscono all'aggressione, i kamikaze che eseguono inesorabilmente la missione suicida. Non è un film facile da vedere, è una rappresentazione cruda e drammatica del mondo in cui viviamo.
  17. Slevin (30 agosto 2006)
    Un film ben congegnato, recitato con stile e corredato da una piacevolissima colonna sonora. Troppo lunga e dettagliata la ricostruzione finale dei fatti, a beneficio dei distratti.
  18. Thank you for smoking (7 settembre 2006)
    Libero arbitrio e libertà di parola sono due beni irrinunciabili che, però, se ben usati permettono di giustificare e difendere i mercanti di morte. Questo tema, trattato con garbo e umorismo, è la scusa per affrontare con grande delicatezza tanti altri argomenti: televisione, giornalismo, cinema, figli.
  19. Superman returns (10 settembre 2006)
    Se dev'essere fumetto, che fumetto sia e non un ibrido senza personalità. E' per questa debolezza di fondo che le scene d'azione (quando Superman si comporta da supereroe), le citazioni ("qualunque tecnologia avanzata è indistinguibile dalla magia"), le lagne e le melensaggini (la storia d'amore) si annullano reciprocamente, scontentando tutti.
  20. Black Dahlia (4 ottobre 2006)
    La forza di questo film sta tutta nella trama, complessa, elaborata, a volte confusa, sempre fine a se stessa. Ci si perde in un intreccio di storie, con personaggi netti ma, al tempo stesso, ambigui nei loro comportamenti. La fotografia, l'ambientazione, la musica sono molto curate ed efficaci. Onore a Brian De Palma per un'eccellente interpretazione di Ellroy.
  21. Scoop (12 ottobre 2006)
    Molto azzeccata la scelta di sovrapporre due personaggi strani, non a caso americani, su uno scenario formale basato sulla campagna inglese, i locali londinesi, le case chic dell'alta borghesia. Ne viene fuori un'amabile commedia noir in cui questi due mondi comunicano con difficoltà, mostrando le loro differenze radicali. Non uno dei tanti film sull'integrazione dunque, ma sulla differenza di censo. Tutto il resto è solo un pretesto, presentato con cura e arte, per elaborare questa idea.
  22. Fascisti su Marte (1 novembre 2006)
    Un esercizio di stile che tenta di adattare un testo di natura teatrale al grande schermo. Il risultato è deludente: la durata è eccessiva, la voce fuori campo è un tormentone, la trama è esile e banale.
  23. The Departed - Il bene e il male (8 novembre 2006)
    Una volta erano le sigarette l'oggetto della pubblicità occulta dei film, adesso sono i cellulari. Ce lo dimostra Scorsese in questa splendida rappresentazione dell'eterna guerra tra guardie e ladri, basata su una trama a due spirali concentriche che si toccano mediante due cellulari, appunto, in una scena che diventerà un classico. Bravi gli attori (Di Caprio, Damon, Nicholson), ma questa non è una sorpresa.
  24. Flags of Our Fathers (15 novembre 2006)
    Non è facile raccontare una storia di guerra senza cadere nella retorica o nello schema comune dei buoni contro i cattivi. Clint Eastwood ci prova, aiutato dal navigato Spielberg, e ci regala questo meraviglioso film dove si intrecciano aspetti storici (la ricostruzione di un episodio che a suo tempo ebbe una grande rilevanza mediatica), storie personali e un po' di politica.
  25. I figli degli uomini (22 novembre 2006)
    Un film ricco di metafore che affronta il tema del crollo delle nascite e della pressione demografica. In un mondo cupo, opprimente, la fuga verso l'ignoto diventa l'unica possibilità di salvezza. Molto belle le scene di azione con qualche caduta di tono dovuta a un eccesso di retorica.
  26. Déjà vu (20 dicembre 2006)
    Belle scene di azione e ottima recitazione in un thriller che fa uso di elementi di fantascienza. Peccato che la sceneggiatura contenga tanti errori (molti facilmente evitabili) che rendono la trama poco credibile. Forse questa è una buona ragione per andarlo a vedere e trovarli.