Recensioni cinematografiche del 2004

A cura di Vincenzo Ambriola

  1. 2046 (4 novembre 2004)
    Una rete di legami tra un uomo e le donne che hanno condiviso con lui una vita avventurosa. Ci si perde in questo labirinto temporale e sentimentale, dove l'azzardo, la poesia, l'amore si intrecciano e si sfilacciano. Unica guida è la voce fuori campo, delicata, profonda, che racconta e interpreta immagini altrimenti oniriche.
  2. The Manchurian candidate (15 novembre 2004)
    In un delirio di denaro e potere si assiste alla celebrazione di un rito imperiale, l'elezione del presidente degli Stati Uniti. Bellissima l'interpretazione del soldato, del candidato, della madre del candidato. Perfetta la sceneggiatura, aggiornata agli scenari post 11 settembre (soldati in Pennsylvania Station!). Improbabile la trama, per l'enorme numero di persone coinvolte da corrompere e controllare.
  3. Immortal ad vitam (7 dicembre 2004)
    Depurando il film dagli aspetti tecnici (realtà virtuale, attori digitali che prestano il corpo ad attori veri e attori veri manipolati con tecniche digitali) resta una storia antica: il mito del dio che scende tra gli uomini per un rituale di violenza. I personaggi sono solo tratteggiati. Spesso l'azione si sviluppa su piani immaginari che non hanno una coerenza ma solo un ruolo di ambientazione. A chi non è un amante dei fumetti della scuola francese di Jean Giraud (Metal Hurlant, Les Humanoides Associes) questo film può scatenare una reazione allergica. Io lo consiglio per gustare un anticipo di ciò che vedremo, in termini di tecniche di ripresa e di montaggio, nei film dei prossimi anni.
  4. Il mistero dei templari (10 dicembre 2004)
    Penoso tentativo di imitazione di Indiana Jones, con innesti di Mission Impossible (sensori, laser e tecnologie informatiche) e di 007 (lo smoking sotto la tuta da lavoro, i sub nel fiume Hudson). Improbabili le situazioni proposte, con persone che si incrociano miracolosamente a New York e cripte scavate sopra e sotto la metropolitana. Nonostante l'impegno del regista, per rendere fluida la storia, e la bravura di Nicolas Cage, per rendere credibile il cercatore di tesori, il risultato non soddisfa le aspettative di un film di avventura.